Quello, per Leonard Smith, doveva essere un sabato come un altro. E lo sarebbe stato, se non fosse per un insignificante, trascurabile dettaglio: Leonard Smith era morto nel sonno. Il che gli causò comprensibilmente qualche difficoltà nello svegliarsi, ma lì per lì non ci fece caso; d’altro canto, nessuno si sveglia mai facilmente il sabato. Si sollevò dal letto e si diresse al bagno come ogni mattina, incurante del fatto che il suo corpo giacesse esanime sotto le lenzuola. Allungò una non-mano verso la maniglia e attraversò la porta chiusa, ma non si accorse di niente. Passò oltre lo specchio senza degnarlo di uno sguardo, poiché il suo aspetto mattutino, a suo avviso, era abbastanza sgradevole da rovinargli la giornata, ed aveva fatto voto di non specchiarsi mai prima di essersi fatto una doccia. In effetti la notte aveva un effetto impietoso nei confronti dell’aspetto di Leonard, e anche quel sabato, come ogni mattina, il suo volto si presentava solcato dalle pieghe del cuscino e i suoi capelli neri sfidavano la forza di gravità su un lato della testa. Rigor mortis a parte, quello che giaceva sul letto era il Leonard corpo di sempre, ma a Leonard spirito sarebbe stato di ben poca consolazione. Si sistemò davanti al gabinetto e si slacciò i non-pantaloni del non-pigiama, ma fu solo quando abbassò lo sguardo e non trovò il suo non-pistolino per direzionare il flusso che si accorse che qualcosa non andava. Corse allo specchio, deciso a fare un’eccezione alla sua regola (un uomo fa questo ed altro per la salvaguardia del suo pistolino) e quello che vide non gli piacque: davanti a lui, nel riflesso, vedeva il muro del bagno. In realtà quel muro gli piaceva, aveva scelto personalmente le mattonelle e trovava che la fantasia a pesciolini azzurri lo rendesse simpatico ed elegante allo stesso tempo, ma non gli piaceva il fatto che tale muro si specchiasse liberamente anziché venire occluso, come suo solito, dal corpo di Leonard. Si voltò e vide che la porta era chiusa. Vi si diresse, la oltrepassò, e guardò il letto. Lo shock di vedere il suo corpo ancora lì fu tale che, se non fosse stato ormai un po’ tardi, ne sarebbe morto.
Ci sono tante cose che passano per la mente di un uomo che scopre di essere morto, ma possono essere bene o male tutte riassunte in due parole: “e ora?”. Leonard rimase qualche minuto ad osservare se stesso e il suo volto solcato dalle pieghe del cuscino, mentre le due parole gli rimbombavano in quella che sarebbe stata la sua testa, se avesse ancora conservato il suo guscio di mortale. La sua attenzione venne poi attirata dal LED frontale del telefonino che, dal comodino accanto al corpo, lo avvertiva di un messaggio non letto. Istintivamente allungò la non-mano, ma non riuscì a prendere il telefono. Ci sono poche cose più frustranti di sapere di aver ricevuto un SMS ma non poterlo leggere, anche se una di queste è proprio lo svegliarsi ed accorgersi di essere morto. Nuove domande si affacciarono alla sua mente: come avrebbe avvertito Patricia? Per quanto tempo Jack l’avrebbe aspettato al campo da golf prima di pensare al peggio? Chi avrebbe scoperto il corpo, come avrebbero reagito? Che cosa c’era scritto in quell’SMS? Leonard si sentì sopraffatto dai dubbi e convenne che morire può essere una gran seccatura. Memore di vari film visti quand’era ancora in vita (gli sembrava ieri) provò con tutte le sue forze a prendere il cellulare dal comodino, ma senza successo. Provò anche a tornare nel proprio corpo: non avendo ancora visto la luce in fondo al tunnel (né tantomeno il tunnel, per essere precisi) né sentito i cori angelici, pensò di avere ancora tempo. Si sdraiò sul letto e tentò di allinearsi al proprio cadavere, ma questo non aveva alcuna intenzione di rianimarsi. La disperazione iniziava a farsi sentire, e lo mandava fuori di sé. In senso letterale. Si sollevò nuovamente e si diresse istintivamente alla macchinetta del caffè, salvo poi accorgersi dell’inutilità dell’azione. Si abbandonò a fluttuare in mezzo alla stanza in attesa di un’idea.
Non era mai stato una persona religiosa, e si era sempre aspettato che dopo la morte ci fosse il nulla assoluto. La sua condizione di spirito lo lasciava perplesso e confuso: era il limbo? Era il purgatorio? Sarebbe rimasto per sempre un osservatore esterno? Esistevano altri fantasmi con cui comunicare? Avrebbe tanto desiderato che qualcuno, ironicamente, si facesse vivo per dirgli cosa doveva succedere. Quello che accadde, invece, lo confuse ulteriormente. In basso a destra apparve una finestra di pop-up. Leonard aggrottò le sue non-sopracciglia: nel suo campo visivo c’era una chat Skype. Patricia aveva appena scritto “Buongiorno cucciolo”, con tanto di cuoricino. Leonard pensò quello che tutti avrebbero pensato nella sua situazione: “ma che cacchio?”, e le parole apparvero brevemente nell’area immissione testo, prima che venissero inviate.
– ...bel modo di salutarmi, eh – gli scrisse Patricia, rimarcando la sua delusione con una faccina infuriata.
– Aspetta, che diavolo è questa roba? – fu quello che Patricia ricevette sul suo terminale, tratto direttamente dai pensieri del suo fidanzato. O ex fidanzato, per essere precisi. Solo che lei non lo sapeva ancora.
– Perché c’è Skype qua? – inviò Leonard, sempre più confuso.
Aspetta, come si fa a non scrivere ciò che penso?
Aiuto! No, no, esci! Cancella!
– ...tutto ok amore?
– Non pensare a niente… no, non scrivere! Non inviare!
Merda.
– Amore?
– Patricia, devo darti una notizia importante – pensò Leonard, sforzandosi di non pensare alcuna parola fuori posto.
– Hai finalmente deciso di cambiare le mattonelle del bagno?
– E ora come glielo dico che sono morto?
No! Non volevo pensarlo!
Meeeeerda.
Ah, prende pure le inflessioni semantiche questo coso. Fantastico.
– Leonard?
– Effe uno.
– Eh?
– Non funziona. Alt, control, canc, esc, alt effe quattro, come diavolo si esce da qui?
– Leonard, piantala di fare lo scemo.
In quel preciso istante un’altra finestra fece capolino nel campo visivo di Leonard. L’amico Jack gli aveva appena scritto “Ah, sei ancora a casa? Bene, avevo paura che l’SMS non ti fosse arrivato in tempo”.
– Come si passa a un’altra finestra? – pensò Leonard.
– Alt+tab, me l’hai insegnato tu – rispose Patricia dalla sua chat.
– Non dicevo a te, Pat.
– E a chi altri?
– Volevo scrivere a Jack, ma non so come si cambia finestra.
– Te l’ho detto, alt+tab.
– Jack. Jack, Jack. Jack Jack scrivi a Jack passa a Jack Jack Jack cacchio hmm Jack alt tab alt tab Jack porca vacca – pensò Leonard in preda alla frustrazione. Patricia rispose con una faccina confusa corredata di punti di domanda. Leonard si concentrò con tutte le sue forze sulla finestra dell’amico, osservandola con non-occhi di fuoco per un minuto buono prima di pensare qualche parola.
– Scrivi lì, per Diana!
– Lì dove? – chiese Jack.
– Oh finalmente, non so come ce l’ho fatta.
Non ho letto l’SMS, ho avuto un impedimento.
Sai com’è, sono morto.
Noooo quello non era da inviare.
– Ah non me ne parlare, è successo un casino a lavoro, ti ho scritto per disdire la partita di golf. Temevo che fossi già uscito per andare al golf club e che mi avresti aspettato per ore prima di pensare al peggio.
Cosa intendi con “sono morto”? Giornataccia a lavoro?
– Jack ho bisogno di aiuto, puoi venire a casa?
Jack è sicuramente più adatto di Patricia a scoprire il mio cadavere.
– No, devo passare in uf
...di che diavolo stai parlando, Leonard?
– Jack, sono morto e posso solo comunicare via Skype. – scrisse Leonard, deciso a tagliare corto – Ho un estremo bisogno che tu venga a casa e mi aiuti a dare a Patricia la cattiva notizia.
– Molto divertente.
Ora, se non ti spiace, vado in ufficio. Saluta Pat da parte mia!
– No ti prego Jack! Rimani!
Ma Jack si disconnesse, e la finestra scomparve. Dall’altra parte, Patricia continuava a chiedergli come stesse, lamentandosi che non rispondeva. Ma stavolta Leonard fu sollevato nel notare che i suoi pensieri non si traducevano più in testo, e decise di approfittarne per calmarsi un po’. Girovagò per la stanza, lievemente irritato dalla costante presenza della finestra di chat nel suo campo visivo, finché una voce tenebrosa lo chiamò, dicendogli di girarsi lentamente. Nonostante fosse morto, l’istinto di sopravvivenza era ancora forte in lui, e se una simile voce alle tue spalle ti chiama per nome nella stanza in cui eri certo di essere solo, e ti dice di girarti lentamente, beh, tu ti giri lentamente. Una alta figura in tunica nera, cappuccio e falce al seguito lo salutò con un cenno del cranio.
– Salve, Leonard – disse cordialmente – sono la Morte.
– L’avevo intuito – rispose lui.
– Già – sospirò la Morte – voi vivi vi siete fatti quest’immagine di me, e ora sono costretta a vestirmi così per farmi riconoscere. Era più facile un millennio fa, potevo presentarmi in abiti qualunque e nessuno avrebbe dubitato di me. Ma da quando mi avete affibbiato questo aspetto, devo essere la prima cosa che vedete per farvi capire di esser morti per davvero. A parte nel tuo caso, per te è bastato un muro a pesciolini azzurri. Ma ormai ero già vestita così e non avevo voglia di cambiarmi.
– Sì, capisco – disse Leonard perplesso. Si era sempre immaginato che il Tristo Mietitore fosse un po’ più tristo.
– Oh, e non parliamo di tutte quelle persone che mi chiedono di giocare a scacchi. Che palle. A me manco divertono. E devi vedere le loro facce quando mi battono e credono che questo gli dia ancora da vivere… certo – disse, gesticolando vagamente con la mano libera – allora com’è che Bobby Fischer è morto? Certa gente, bah. Tu non avrai mica intenzione di sfidarmi a scacchi?
– No, non ci so giocare.
– Bene, bene – fece la Morte sfregandosi le mani ossute – ora, il mio ruolo è quello di spiegarti un po’ come funziona l’Aldiquà.
– Vorrai dire Aldilà.
– No, Aldiquà. I vivi lo chiamano aldilà, ma una volta morto sei al di qua. Capisci?
– Sì, mi pare logico.
– Allora… per farla breve, qui siamo nella spectator lounge, dove puoi aggiornarti sul mondo dei vivi da osservatore. La gente solitamente la usa per due motivi: vedere come i propri cari lo piangeranno, e girare il mondo.
– Mi piace – disse Leonard, che iniziava a sentirsi più a suo agio con l’idea di essere defunto – ci sono un sacco di posti che vorrei vedere dal vivo.
– Dal morto – lo corresse l’Oscura Signora – si sente che sei un nuovo arrivato. Poi abbiamo l’Aldiquà vero e proprio, dove puoi incontrare le altre anime. Chiunque sia defunto e non sia in giro per il mondo dei vivi si trova lì a farsi i cavoli suoi.
– Chiunque?
– Chiunque – ribadì la Morte.
– Anche… che ne so, Hitler? – chiese Leonard perplesso.
– Pure lui. Anche se è un po’ impegnato. Deve ripagarmi degli straordinari, capisci. Quante partite a scacchi in quel periodo, mi viene la nausea se ci ripenso. Perché ci tieni tanto a parlare con Hitler?
– Non è che ci tengo, è che mi lascia un po’ confuso l’assenza di distinzione tra buoni e cattivi.
– Non sono mica Babbo Natale. Siamo orientati al perdono, nei limiti del possibile. E ti assicuro che questi settant’anni l’hanno cambiato. Ma sto divagando… dicevo, nell’Aldiquà puoi trovare le anime dei tuoi cari estinti, e qui arriva il bello. Dato che cercare un’anima specifica tra miliardi è faticoso – disse con tono da venditore di televendite – da qualche anno offriamo ai nostri ospiti un sistema di messaggistica istantanea per comunicare direttamente con amici e parenti.
– Skype?
– Proprio così. Non sarai uno di quei paladini dell’Open Source, vero? Avevamo bisogno di un’infrastruttura stabile e funzionante e ci è sembrata la scelta migliore. In ogni caso dovresti averlo già disponibile, probabilmente qualche tua nonna ti contatterà a breve.
– E si può comunicare anche col mondo dei vivi?
– No, certo che no. Per chi ci hai preso – disse la Morte, ridacchiando – una cosa simile creerebbe il caos nei due mondi.
– Allora perché io vedo una finestra di chat con la mia fidanzata?
La Morte tacque e, sebbene il suo teschio fosse carente di muscolatura facciale, assunse un’espressione confusa. Fece cenno di aspettare, si voltò e si portò una mano alla mandibola. Si massaggiò lentamente per qualche secondo, dopodiché parlò.
– Pronto, Gabriele? Sì, sono io. Abbiamo un problema con Leonard Smith, puoi controllare se il suo account è stato… Leonard Smith. Come sarebbe a dire come si scrive? Smith, è un cognome estremamente comune. Quello morto stanotte. Puoi controllare se l’account… Leonard. Sì. Il problema è che il suo account… Smith, con l’H alla fine. Esse emme i… come puoi non trov… non è che sei in modalità offline? No, lo dico giusto per… ecco, appunto. Trovato? Bene. Avete creato un nuovo account? Lo immaginavo, e dopo averlo importato vi siete assicurati di staccarlo dalla rete del mondo dei vivi? Ora sì? Bene. Stavolta no, ma lo sarai la prossima volta che succede. Non mi importa di cosa farai, ci sono tanti arcangeli che farebbero carte false per il tuo posto.
Si voltò verso Leonard e, sebbene sia l’unica espressione che effettivamente un teschio può assumere, gli sorrise.
– Problema risolto. Sei disconnesso dalla rete dei vivi.
– No! – protestò Leonard – Volevo almeno salutare Patricia, dirle che la amo! L’ultima cosa che le ho detto è stata “alt tab Jack porca vacca”!
– E ti è andata bene – commentò la Morte – sai quante ne ho sentite! Questa mi ha fatto vivere dal ridere, senti qua, un tizio rimpiangeva di esser morto dopo aver detto alla moglie, com’era… ah sì, “niente salsicciotti”.
– Quello era Ned Flanders dei Simpsons.
– Non so di chi tu stia parlando. Comunque, ora mi scuserai, ma devo risolvere un po’ il casino che ha fatto Gabriele. Ogni volta che affidiamo a lui una comunicazione combina disastri. Sono indecisa se cancellare la memoria dei tuoi amici o spostare l’orario della tua morte per far sembrare tutto un macabro scherzo… in ogni caso sarà un lavoraccio, dovrò revocare qualche giorno di ferie ad Adolf. Beh, a presto. Se hai bisogno di me, sai come contattarmi.
E così dicendo scomparve, incurante di Leonard che lamentava il fatto che in effetti, no, non sapeva come contattarla. Rimase lì, a pochi metri dal suo cadavere, dal suo volto rigato dal cuscino e dai suoi capelli ribelli, senza pensare a niente. Poi una finestra apparve.
– Leonard! Non mi aspettavo di ritrovarti così presto!
– A chi lo dici, nonna. Sono sorpreso quanto te.
– Dammi qualche minuto e ti vengo a trovare. Ho una partita di canasta che non posso lasciare a metà, mi capisci?
– Figurati. Non vado da nessuna parte.
– Vivo dalla voglia di rivederti. Tra poco sono lì, ok?
– Aspetta, nonna. Devo chiederti una cosa.
Leonard sospirò, riflettendo profondamente su quanto fosse paradossale quello che stava per dire.
– Nonna, mi insegni come si usa Skype?